I primi spagnoli che all'inizio del 1500 si trasferirono in Argentina portarono con sé molto bestiame - cavalli, mucche, ovini - che furono costretti ad abbandonare al momento del ritorno in patria. Il clima favorevole e la disponibilità dei pascoli fecero sì che questi animali, fino a quel momento sconosciuti nel Paese, si riproducessero velocemente, formando grandi mandrie selvagge.
La voce indigena pampa, che significa "pianura", da quel momento servì per indicare questa distesa dagli alti pascoli assolutamente sprovvista di alberi che si estende in tutto il centro del Paese fino alla costa atlantica per un raggio di 600 km. In questa pianura i primi gauchos, com'erano chiamati gli uomini senza impiego fisso, davano la caccia alle mandrie selvagge armati di lazos e boleadoras, un'arma formata da due o tre palle di pietra rivestite di cuoio e legate ad una corda che si fa roteare e poi si lancia. Ma questa caccia senza quartiere decimò le mandrie e fu quindi necessario inaugurare le prime estancias.
Generalmente si trattava di una superficie di molte migliaia di ettari, che le autorità coloniali davano poi in proprietà ai funzionari militari ed ai commercianti. Qui i gauchos trovarono un impiego fisso: occuparsi di tutto quello che concerneva la cura del bestiame.
Quando nel 1778 Buenos Aires divenne la capitale del Virreinato del Rio de la Plata il principale nucleo sociale che deteneva il potere economico e politico era quello dei grandi proprietari di bestiame. Solo nel secolo XIX i nuovi immigrati introdussero l'agricoltura, un lavoro fino ad allora disprezzato dai discendenti dei primi conquistatori. Durante lo stesso secolo, nel 1877, partì per l'Inghilterra la prima nave "frigorifera" con la carne argentina congelata. Da allora si cominciò a costruire la fortuna dell'Argentina che agli inizi del XX secolo era tra i dieci Paesi più ricchi del mondo.
Ancora oggi rimangono i cascos (le residenze) dei proprietari delle estancias, molte nell'originale stile coloniale, severo ed austero e durante gli ultimi anni alcuni discendenti le hanno aperte ai visitatori dando loro l'opportunità di conoscere un' aspetto della vita autentica dell'Argentina: la vita "del campo".
La ampia zona centrale dell’Argentina, che comprende le province di Buenos Aires, Santa Fè, La Pampa, e sud di Còrdoba riuniscono le attrattive della Pampa, dei fiumi di pianura, e Buenos Aires del vasto litorale oceanico. A coloro che amano gli ambienti campestri, nella grande pianura – mare di prati d’oro e di frumento – interroto qua là dal profilo caratteristico dell’ombù ( albero grande tipico dell’Argentina) qualque “rancho” di mattoni grezzi, le “estancias” offrono , tra l’altro, la magia di uno spazio degli orizzonti infiniti.
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In mezzo alla sterminata campagna sorgono le grandi case padronali con chilometri di terra intorno: sono le estancias (le tenute) dove oggi i gauchos mostrano la loro destrezza nei lavori di domare gli animali ( la doma ) e del rodeo. In alcune di queste estancias é possibile alloggiare, andare a cavallo, seguire il lavoro dei gauchos, vivere la vita "del campo", della pampa, per uno o più giorni, ed anche per settimane intere in qualsiasi periodo dell'anno.
La curiosità del turista può essere soddisfatta attraverso i seguenti servizi che offrono alcune estancias:
alloggio, gastronomia, con una cucina che ha un'ampia varietà culinaria, quella del posto (il cui piatto più famoso é il tradizionale asado, carne ai ferri), ma anche quella internazionale; attività come cavalcate, passeggiate in carrozza, safari fotografico, trekking, nuoto, tennis, paddle, golf, polo, caccia grossa e minuta, ecc. e spettacoli: cavalcate, doma e sortija (correndo a cavallo si deve infilzare con la lancia o un bastone, un'anello sospeso ad una fune). Sono tutte dimostrazioni di destrezza dei cavalieri. Inoltre partite di pato (sport tipico della regione) e guitarreadas (riunioni dove si celebra il culto della musica folclorica).
Un esempio di itinerario turistico può essere il seguente:
Il primo giorno arrivo all’aeroporto della città più vicina, trasferimento all’estancia, brindisi di benvenuto e cena.
Il secondo giorno, prima colazione in campagna per poi continuare per percorsi a cavallo o in carretti d’epoca. Visite ad eventuale cappelle, se ci sono ai fortini storici; pranzo e nel pomeriggio piscina o sfilate per ammirare la destrezza creola.
I giorni seguenti possono essere dedicati ad escursioni, spettacoli folcloristici ( rodeo, balli, ecc.) a libere attività in campagna, a visitare la città turistica più vicina e poi prendere il volo di ritorno.
Ma le “estancias” non sono situate soltanto nelle pianure anzidette. In Argentina ci sono anche in Patagonia, vicino ai grandi laghi, ai piedi delle Ande, nel Nordovest del Paese, in lussureggianti colline, nel Nordest dove il fiume Paranà padroneggia.
Insomma, le “estancias” sono un mondo a se’, che apre le porte al viaggiatore per farlo partecipare della loro magia.
Mirta Panfido
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