In Argentina ci sono due inni nazionali: il primo é quello che viene eseguito nelle cerimonie ufficiali "Mi Buenos Aires Querido" ( La Mia Amata Buenos Aires) e l'altro é il tango, la forma più rappresentativa dello spirito popolare del Paese.
La maggior parte delle sale da ballo dove il tango nacque e si sviluppò non esistono più e i loro nomi sopravvivono ormai solo nei testi delle canzoni e nei ricordi dei più anziani che si cimentavano nei suoi passi complessi durante l'epoca d'oro di questa danza, prima della Seconda Guerra Mondiale. Ma il tango non é solo un ricordo del passato, al contrario, in questo momento sta vivendo una seconda giovinezza. Anzi, é talmente in voga che si mormora che i giapponesi abbiano comprato per 18 milioni di dollari il Teatro Odeon per farne una "casa del tango" di livello internazionale.
La storia di questa musica, nello stesso tempo sensuale e malinconica, portavoce della nostalgia per un irrecuperabile passato e della speranza per un futuro incerto, inizia verso la fine del secolo scorso, quando l'intera regione del Río de la Plata, sia in Uruguay che in Argentina, vide arrivare moltitudini di immigrati dall'Europa che si aggiungevano alle migliaia di criollos che ritornavano in patria reduci dalle guerre di indipendenza contro la Spagna. La maggior parte di questi trovarono alloggio nei quartieri portuali di Buenos Aires e di Montevideo.
Nell'ambiente rozzo degli immigrati, dei veterani stanchi della guerra e dei poveri lavoratori, i ritmi pulsanti arrivati insieme agli schiavi africani si fusero con le melodie indimenticabili dell'Andalusia e dell'Italia meridionale e con la musica popolare locale dei milongas. Postriboli e depositi stantii spersi negli angoli più nascosti della città furono il primo scenario di questa musica accompagnata da balli e melodie del candomblé africano e della habanera, danza antillana, con un linguaggio che era il gergo di ladruncoli e canaglie. Verso la fine del secolo scorso avvenne il miracolo e dalla fusione di tanti elementi culturali così diversi nacque un fenomeno nuovo, il tango.
Il momento ed il luogo esatto di questa nascita resterà forse per sempre un mistero in grado di alimentare infinite controversie, ma una cosa comunque é certa, non avvenne affatto nei circoli "per bene". I luoghi di ritrovo preferiti dagli appartenenti ai ceti bassi di quel periodo erano le case chiuse, che generalmente sorgevano nelle aree semi-rurali di Buenos Aires, a Retiro (dove ora si trovano le stazioni settentrionali delle ferrovie), a Palermo e nelle zoni portuali di La Boca e Via 25 de Mayo, oltre che nelle strade vicino a Plaza Lavalle.
Nelle sale, mentre i clienti aspettavano il loro turno, i musicisti suonavano e cantavano canzoni i cui testi descrivevano situazioni erotiche, se non oscene, e forse proprio da ciò è nata la fama del tango come espressione musicale licenziosa. In quel mondo i protagonisti della scena erano, e sono tutt'ora, coppie di uomini che si muovevano "morosamente" sotto una pallida luce ed il risplendere occasionale della lama di un coltello, alla musica della chitarra, del flauto e del violino (inizialmente era un ballo solamente musicale, senza parole). A causa dell'ambiente poco ortodosso in cui il tango ebbe le sue origini, solo poche delle composizioni originali sono arrivate fino a noi e i loro autori rimangono sconosciuti o noti solo con i loro soprannomi fantasiosi.
Il primo tango "firmato" fu quello del pianista meticcio Rosendo Mendizabal, che scrisse El Enterriano nel 1896.
Questa musica, tuttavia, non rimase a lungo confinata nei bordelli e ben presto nei quartieri malfamati, nelle aree più misere del sud di Buenos Aires, le sue note si diffusero, strimpellate dalle pianole agli angoli delle strade. Col tempo, il tango fece la sua apparizione anche in spettacoli popolari come le famose opere teatrali sainetes.
All'inizio del secolo aveva conquistato nuove platee e il suo pubblico si era ampliato e comprendeva tutta la popolazione, tranne naturalmente i soliti appartenenti ai ceti più elevati, ancora ufficialmente scandalizzati.
Nel 1904 la popolare rivista Caras y Caretas annunciò questo nuovo fenomeno culturale in un articolo che sollevò la classe conservatrice in reazioni di condanna per la diffusione di questa danza lasciva ed oscena. Ma con gli anni la musica e la sua mitica potenza cominciarono a sedurre i giovani "bene" spingendoli a mescolarsi con gli abitanti dei barrios in scappatelle iniziali. Ecco che lo scandalo della migliore società porteña portò il tango a guadagnarsi uno spazio sociale ed economico, conquistando il mercato con lo spettacolo. Innalzare il livello con un nobile strumento come il pianoforte fu un tutt'uno. E l'incorporazione del piano fu fondamentale per raggiungere un'identità definitiva , infatti durante i primi anni le dimensioni dell'orchestra che eseguiva il tango erano variabili poiché generalmente i musicisti erano poveri ed usavano gli strumenti messi a disposizione da chi li ingaggiava o quelli che potevano permettersi di noleggiare. I timbri della chitarra, del violino, del flauto e del pianoforte si mescolavano allo strumento più caratteristico del tango, il bandoneon, uno strumento a mantice parente stretto della fisarmonica. Ancora oggi i migliori riparatori di bandoneones vivono a Buenos Aires e questo strumento passa di generazione in generazione e di mano in mano, come una reliquia di famiglia.
Nel primo decennio del XX secolo la città di Buenos Aires, ed insieme ad essa il tango, si trasformarono: con la Prima Guerra Mondiale il tango varcò l'Oceano e si diffuse nei caffè europei riscuotendo un grande successo; inoltre l'aumento delle esportazioni dei prodotti agricoli aumentò i contatti con l'Europa ed i ricchi argentini che avevano apprezzato i club ed i café parigini cercarono di ricostruire questi ambienti una volta tornati in patria. L'accresciuta richiesta di luoghi di svago fu in parte soddisfatta dai vecchi bar, osterie e bordelli, ma vennero aperti anche nuovi cabaret più eleganti.
Un altro stimolo ai cambiamenti fu l'arrivo dell'industria discografica che nel 1913 iniziò a distribuire dischi prodotti a Buenos Aires. Quando, nel 1917, la casa discografica Victor Records registrò la giovane voce di Carlos Gardel che eseguiva "Mi Noche Triste", un'epoca era definitivamente tramontata e si era all'inizio di un'era nuova: la sua voce melodiosa conquistò non solo l'Argentina e l'America Latina, ma tutto il mondo.
Carlos Gardel fu la prima stella internazionale del tango. Lo sviluppo della sua carriera rispecchia gli sviluppi più importanti di questo genere musicale nel periodo del suo maggior successo. Anche se a molti appassionati dispiace ammetterlo, sembra che Gardel , nato intorno al 1881, non sia argentino. Le registrazioni discografiche, la radio e l'avvento del sonoro nella cinematografia contribuirono a fare di lui una star e a diffondere il tango verso un pubblico molto più vasto. Insieme al letterato Alfredo Le Pera, Gardel compose buona parte dei tangos più classici. Nel 1929 Gardel andò a Parigi ed in seguito interpretò alcuni film negli Stati Uniti. La sua morte in un incidente aereo il 24 giugno del 1935, all'apice della carriera, chiuse il cerchio della sua condizione semisacra: quando la nave che trasportava la sua salma attraccò a Buenos Aires, centinaia di migliaia di persone erano in attesa per dare l'ultimo addio al "pibe del Abasto", il bambino del quartiere di Abasto, la zona vicina al vecchio Mercato centrale, dove nel 1984 la fermata della metropolitana venne chiamata con il suo nome.
Da allora la sua tomba ospitata nel cimitero Chacarita a Buenos Aires é sempre ornata di fiori freschi e nonostante il tempo trascorso dalla sua tragica morte, la gente porteña (nome popolare degli abitanti di Buenos Aires) dice che "ogni giorno lui canta meglio".
Nomi come Villoldo, Canaro, Fresedo, D'Arienzo, Troilo, Pugliese e Piazzolla tra i musicisti; Corsini, Lamarque, del Carril, Vargas, Sosa e Goyeneche tra i cantanti; Manzi, Castillo, Flores, Cadicamo e Discepolo tra i poeti, danno luogo ad una produzione variata, proficua e di grande livello.
Le fortune del tango sono sempre state legate alle condizioni sociali del Paese. Sul finire degli anni '30 subì un periodo di declino, ma si riprese sotto i governi peronisti, dal 1945 al 1955, grazie all'aumento del nazionalismo e agli stipendi più alti dei lavoratori e alla conseguente apertura di molti dancing e di locali notturni.
Alla fine degli anni '50 il tango entrò di nuovo in crisi, in parte a causa degli insuccessi politici dei suoi sostenitori e in parte a causa della concorrenza di altre forme popolari (soprattutto il rock&roll), ma più che altro perché molti dei suoi grossi interpreti erano scomparsi.
In seguito sono emersi nuovi personaggi con delle idee innovative sul modo di resuscitare e rinnovare il tango: i musicisti argentini che oggi si esibiscono nei locali dell'Avenida Corrientes (la strada del tango) hanno rielaborato l'antica tradizione del tango creando una nuova forma musicale chiamata "neotango"di cui il maggior esponente é stato senza dubbio il tanguista Astor Piazzola, che ha sfruttato la sua formazione di musicista classico e le sue esperienze jazzistiche, dando vita ad una serie di fusioni musicali audacissime che gli hanno dato credito persino in Europa e negli Stati Uniti.
Il tango è musica, ballo e anche poesia. E' nostalgico, ma anche picaresco e divertente, drammatico o appassionato. La sua tematica è l'amicizia, l'amore, il rione e la vita dei porteños. E' un ballo pieno di eleganza e di sensualità. Il poeta ben definisce il suo ritmo "que es burlón y compadrito y que nació del sordido arrabal buscando el cielo." ( "che é gaio e spaccone, nato in un sobborgo lurido alla ricerca del cielo" ).
Il tango sorprende, gioca a nascondino con i turisti: non fa tanto parte delle manifestazioni pubbliche, né si vede durante la vita quotidiana, se non di.notte. Però si sente. Si orecchia alla radio in autobus, in taxi, in ufficio o nel bar; nello slang della città (il lunfardo); ovunque.
Di notte la città offre molti spettacoli di tango. Quando di sera ci si tuffa nell'affascinante atmosfera delle tanguerías, i luoghi dove i turisti mentre mangiano e bevono possono godersi lo spettacolo degli artisti e dei ballerini, per ascoltare dolci melodie e vedere danzare in perfetta sincronia coppie avvinghiate, forse si resterebbe perplessi venendo a conoscenza del primitivo rituale che si cela dietro a queste note. Comunque il tango fa parte della storia e della vita argentina e almeno una volta è consigliabile assistere ad una performance.
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Vero tempio del tango é il Viejo Almacén (Independencia angolo Balcarce, tel 0054-11-43077388/6689 sito Web: www.viejo-almacen.com.ar e-mail: valmacen@infovia.com.ar) che, fondato da Edmundo Rivera, una delle storiche voci del tango, offre cena e un ricco show di folk-music e tango. Molto frequentato, l'atmosfera si fa particolarmente "calda" ed entusiasmante nelle serate di weekend. Un gran numero di tanguerías sono situate nel quartiere di San Telmo:
Nuevo Siglo Tango (Chile 299, tel. 0054-11-49572823/49320964 sito Web: www.nuevosiglotango.com.ar e-mail: show@nuevosiglotango.com.ar),
Taconeando (Balcarce 725, tel. 0054-11-43076696 sito Web: www.taconeando.com e-mail: info@taconeando.com) dove si possono ascoltare vari tipi di musica locale. Altri indirizzi dove si tengono spettacoli, forse più turistici, ma non per questo non altrettanto validi, sono Michelangelo (Balcarce 433, tel. 0054-11-43319662/43344321),
El Querandì (Perù 302, tel.0054-11-43450331/1770 sito Web: www.querandi.com.ar e-mail: reservas@querandi.com.ar), Sabor a Tango (Av. Belgrano, 2378 tel. 0054-11-49422591/43086000 e-mail: saboratango@ba.net), Señor Tango (Vieytes, 1655 tel. 0054-11-43030231/4 e-mail: srtango@softway.com.ar), La Cumparsita (Chile, 302 tel. 0054-11-43616880/43023387), Esquina Carlos Gardel (Carlos Gardel, 3200 tel/fax 0054-11-48676363 sito Web: www.esquinacarlosgardel.com.ar e-mail: info@esquinacarlosgardel.com.ar).
Il Bar Sur (Estados Unidos 299, tel. 0054-11-43626086 sito Web: www.www.bar-sur.com.ar e-mail: info@bar-sur.com.ar) è vivacizzato da bravi musicisti e cantanti di tango.
Un'altra sala da ballo é La Argentina (Rodriguez Peña, 361 San Nicolas), il cui pubblico é di per sé stesso uno spettacolo. Per ascoltare le musiche del tango, Buenos Aires offre un'ampia varietà di locali che val la pena selezionare con cura. Il Cafè Homero, con i suoi due locali (Uruguay nel Complejo Cultural "La Plaza" e Cabrera, 4946) ha un livello costante di qualità, Cambalache (Libertad 832), la Casa de Carlos Gardel (Jean Jaurés 735), Tango mio (Ituzaingo, 1200), e Volver (Av. Corrientes, 837) sono le alternative possibili.
Accademia Nazionale del Tango:
Presso lo storico Cafè Tortoni
Av. De Mayo 825/9
Tel : 005411-43424328
Tra i negozi dedicati ai “tangueros” Vi segnaliamo:
Calzature:
Delia
Virrey Loreto 3122 - Capital Federal
Marìa Burgos
Av. De Mayo 881
Libri, spartiti, cataloghi, riviste, fotografie, ecc :
Edicola di fronte al Teatro General San Martìn
Corrientes 1530 - Capital Federal
LA CITTA' DEL TANGO: BUENOS AIRES
Crogiolo di razze, anfitrione del "paese dei sei continenti", affari, commercio, industria, sede del Governo, cultura, folklore, moda, glamour, allegria, malinconia, tempio della musica classica, del polo, del tango, e tanti altri aspetti, adagiata sul Río de la Plata, Buenos Aires, "la signora" delle città latinoamericane, proprompe poliedrica in ogni stagione dell'anno con la sua fisionomia che la rende unica.
Nella capitale argentina il viaggiatore attento trova tratti di Parigi, di Londra, di Madrid, di qualche città italiana, di San Francisco, con molteplicità di influenze culturali che, in costante processo di evoluzione e di ricerca, hanno determinato la sua innegabile unicità. Infatti, può rassomigliare a tante città tutte insieme però non é uguale a nessun'altra: e lei, é Buenos Aires.
Sorta nel 1580, era la "più povera città dell'impero spagnolo in America" secondo storici dell'epoca, situata in mezzo ad un doppio mare, quello della Pampa selvaggia immensa e sconosciuta e il Río de la Plata. Prima del 1610 contava non più di cinquecento abitanti che, per sopravvivere, dipendevano totalmente dalle navi che arrivavano dalla Spagna.
Col passare degli anni la sconfinata prateria che la circondava, con una abbondanza di mandrie che l'Europa di allora non poteva nemmeno immaginare, forniva ai suoi abitanti pellame per l'esportazione poiché la grande quantità di carne utilizzata solo per l'alimentazione locale, era lasciata perdere e diventava il pasto dei cani selvaggi, piaga della pampa che accerchiava la città.
Vicissitudini storiche fecero sì che attraverso i secoli la città superasse diversi periodi. Così, in un primo momento si costruirono piccole fortezze per difendere gli abitanti dagli attacchi degli indios. Successivamente vennero a crearsi incipienti propietà che col tempo diventarono le grandi tenute (estancias) che la circondavano. Lentamente sorse una timida industria locale e un ibrido commercio circoscritto, manifestazioni che dopo anni di evoluzione hanno dato luogo all'attuale febbrile attività di trascendentale importanza della capitale argentina.
Negli ultimi decenni del XVIII secolo cominciò a formarsi una società cittadina con tratti particolari e abitudini che ancora conservavano le caratteristiche della madrepatria.
Tra il 1860 e il 1880 ebbe luogo un processo il cui sviluppo rese possibile l'organizzazione costituzionale dell'Argentina. Inserita in questo divenire della storia, Buenos Aires ebbe una velocissima espansione attraverso quei lavori e servizi pubblici che fanno di un grande villaggio (la gran aldea) una città e già nel 1910 il suo panorama, per il viaggiatore appena arrivato, dava l'idea di una grande e complessa metropoli.
Poi le due grandi guerre mondiali e le loro conseguenze dettero ancora un ritmo di veloce sviluppo economico e sociale, con i loro alti e bassi, che portarono l'Argentina e con essa la sua capitale, ai primi posti in campo mondiale.
Oggi questa metropoli del sud del mondo accoglie con fraternità e simpatia ogni viaggiatore. Qui il marchio dell'immigrazione italiana, specialmente proveniente dalla Liguria, lo si trova nel barrio La Boca dove casupole rosse, verdi, celesti, rosa, formano in insieme policromo vicino al Riachuelo, quartiere attualmente diventato turistico dove ad ogni ora si può vedere ballare il tango per strada.
Il quartiere La Recoleta è la vetrina aristocratica di questa democratica città con i suoi giardini ed i suoi lussuosi ristoranti e caffé dove i negozi espongono abbigliamento di fama internazionale.
La Plaza de Mayo, punto centrale della storia argentina con la famosa Casa Rosada (sede del Governo), la Cattedrale, il Banco de la Nación è il fedele ricordo della planimetria con cui gli spagnoli tracciavano la loro città.
Va ricordato, inoltre, che le strade di Buenos Aires vantano due primati: calle Rivadavia, la più lunga del mondo, e Avenida 9 de julio, la più larga, nella quale in mezzo troneggia l'obelisco simbolo della città e dove si affaccia il Teatro Colón, quarto teatro al mondo per la lirica e sede massima della musica classica in America del sud.
Estesi e curati parchi, come quelli nella zona chiamata Palermo, a nord della città, con i giardini botanico e zoologico fanno ricordare Londra e grandi avenidas come Corrientes hanno una vita intensa ventiquattro ore su ventiquattro, dove, tra l'altro, giorno e notte si possono acquistare libri, degustare pizze o andare al ristorante, e dove cinematografi e teatri offrono spettacoli per tutti i gusti.
Ma la strada portegna per eccellenza è la pedonale Florida, nel cuore della città, con un susseguirsi di negozi dove "vive" lo spirito di Buenos Aires, questa città in cui ci sarebbero infinità di luoghi da visitare come San Telmo con il suo mercatino di antichità, il Tigre, zona del Delta, Puerto Madero e tanti, tantissimi altri.
In questa città, con i suoi dieci milioni circa di abitanti e i suoi 46 quartieri (barrios), capitale burocratica ed economica di uno dei paesi più estesi del mondo, la sua gente ha acquistato caratteristiche che contraddistinguono il portegno (l'antico abitante del porto) e sebbene sin dall'inizio la sua trasformazione sia stata costante, oggi è simile a quello delle grandi città occidentali pur conservando la propria identità e le proprie caratteristiche.
E' innegabile che qui vi è stato lo spirito indomito dell'indio, la transumanza, l'orgoglio e l'individualismo del gaucho, nonchè il suo culto dell'amicizia, la base formativa di una società spagnola di conquista, ma con la propria cultura e profondi sentimenti religiosi. E poi flussi continui di immigranti, soprattutto italiani, spagnoli, siro-libanesi, francesi, tedeschi, polacchi e di ogni nazionalità che venivano a "fare l'America". Così l'abitante di Buenos Aires si trovò in un mondo con diverse sensibilità sopraffatto da un alluvione immigratoria dove la famiglia aveva una posizione dominante nella società.
Bisogna tener conto di alcune abitudini e caratteristiche che contraddistinguono l'abitante di Buenos Aires. Per esempio, non esiste esperienza più portegna che stare seduti al tavolo di un café a guardare la gente oltre la vetrata bevendo qualcosa. El café era il luogo dove l'immigrante maschio, senza relazioni sociali, trovava amicizia e compagnia, dove si giocava alle carte e al biliardo. E' il posto cantato nei tanghi e nelle poesie popolari come un autentico santuario dei rapporti umani.
E la barra, il gruppo di uomini che specialmente agli inizi del '900 si riunivano spesso per andare a divertirsi, per i quali il non tradimento dell'amico era indispensabile e il pianto dell'uomo uno dei peccati peggiori.
In questo ambiente, in cui la peculiarità e la tristezza era qualcosa di intimo, dove hanno influito la sensibilità ed il sentimentalismo dati dai paesaggi infiniti della pampa , dove il culto per la madre era inespugnabile, dove "il figlio dell'emigrante era capace di insegnare al padre straniero la scienza della vita tanto difficile da imparare per chi si è trasferito in un paese nuovo" (sono parole di Emilio Daireaux), è nata la più portegna delle musiche, il tango.
Tipico di Buenos Aires, lo si sente nell'aria, nell'ambiente, nei sensi, nei bus, nei tram, nei taxi, nei bar, alla radio, cantato nella sua lingua, il lunfardo, lo slang della città.
Esso racchiude tutte le espressioni dell'essere argentino e della terra argentina. Nato tra abitanti nativi e immigranti nell'ambiente della malavita, all'inizio era una musica senza parole con ritmi ispanici, africani e creoli che si ballava tra uomini. E' il ballo della nostalgia, della supremazia maschile, e del silenzio in cui movimenti voluttuosi di gambe s'intrecciano in un solo accordo, del ritmo fortemente cadenzato con parole tristi, di amori finiti, di addi strazianti, di filosofie pessimistiche, di amore per la madre che non c'è più, di forza maschile.
Bastardo di nascita, cresciuto nell'ambiente della malavita, sorretto dal bandoneón, il suo strumento, oggi è un ballo uiniversale mondialmente conosciuto e magnificamente rappresentato da alcuni ballerini che danno vita a quest'arte.
A chi lo vuole vivere, sentire, respirare, non resta che andare laggiù, in quella città teneramente ospitale e dove la sua gente fa sentire ciascuno subito a proprio agio, di cui qualcuno ha cantato:
"Buenos Aires, la regina del Plata
Buenos Aires la mia terra amata
ascolta la mia canzone
che in essa va la mia vita....."
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